Blu cancella tutte le sue opere a Bologna
La cancellazione di un’opera d’arte può essere un’opera ancora più grande…
(articolo originale pubblicato su Bolognina Basement)
Una sonora sveglia oggi in Bolognina: opera di Blu.
Stamattina -aiutato dagli abitanti della città- lo street artist di fama mondiale il cui nome è da sempre associato a Bologna, ha provveduto a far sparire (ricoprire) tutte le sue opere. Mentre scriviamo viene imbiancato l’ultimo murale, quello che lanciava un appello tolkieniano alla città dalla fiancata del’XM24. Buongiorno: Bologna sta per perdere la sua più potente auto-narrazione (qui riletta da Wu Ming) in nome di una guerriglia urbana che si arma di pratiche artistiche e visioni alternative.
“After witnessing the changes happening in the surronding area during the last years, we felt it was time to erase both walls”
Dopo il blackout messo in atto a Berlino per sabotare la speculazione sugli immobili che ospitavano le sue opere, Blu torna a cancellare i suoi lavori. Cosa ci dice questa forma di protesta? Non può sorprenderci che un’arte come la sua non si senta più tanto a casa nella città che sgombera Atlantide o l’Ex Telecom… Ma stavolta la questione sembra coinvolgere più da vicino il ruolo sociale dell’arte.
Dal 18 Marzo Palazzo Pepoli ospiterà una mostra molto discussa: Street Art -Banksy&co. L’arte allo Stato urbano. Tra gli artisti esposti, suo malgrado, anche Blu. Il colmo per un artista che ha sempre schivato i media, mostrandosi più interessato a dipingere gratuitamente gli spazi occupati per evitarne lo sfratto (o l’abbattimento come nel caso dell’XM24) che a monetizzare il suo marchio à la Obey.
Gli strappi dei muri -nel caso specifico di Blu- perdono l’opera nel momento in cui l’afferrano, perché interrompono il suo dialogo col mondo reale, rompono i nessi della storia.
In quello che era diventato un interessante dibattito tra curatori, giuristi e politici, Blu ha riportato sotto gli occhi di tutti le istanze dell’autore e della comunità, come i vettori di senso senza i quali un’opera d’arte urbana non potrebbe esistere nemmeno.
Contro logiche estrinseche di salvaguardia – recupero – riqualifica – speculazione – promozione – quotazione- vendita, Blu fa piazza pulita e ci costringe a riflettere sul senso di un’opera che si radica nel tessuto urbano, nelle sue dinamiche e aporie, maturando come una risposta endogena.
Anche coprire le opere è una reazione al qui e ora, che continua a parlare col mutismo. Quanto a Bologna, resta un campo di battaglia. Ma ora che non c’è più il muro della Terra di Mezzo a raccontarla, toccherà a noi scrivere un’altra storia, da “fuori porta”.
Se avete già nostalgia, potete esplorare il muro di Blu qui -a riprova del fatto che esistono modi di fruizione che non passano attraverso lo strappa-e-porta-nel-museo-di casa).