By Claire On

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Hanno cancellato le opere di uno dei miei artisti preferiti, e io sono felicissima.
La cancellazione di un’opera può essere un’opera d’arte ancora più grande. Non mi credete? Non so quante volte sono passata e ripassata a guardare quei muri a Berlino, e ora non potrò farlo mai più. Da Blu al nero totale. Cos’ho tanto da sorridere allora?

Qui non si tratta delle solite stronzate di un Comune che imbianca la Street Art o i Graffiti –senza neanche riuscirci e lasciando imbarazzanti aloni sui muri. Questi murali sono stati coperti da un collettivo (?) vicino a Blu, e con il suo consenso. E perché? Perché in quell’area verrà costruito un complesso residenziale che avrebbe goduto di una vista privilegiata sulle opere e di un prezzo pompato proprio a causa di questa speculazione.

Il colmo per un artista che da sempre lotta con gli occupanti e dipinge gratis gli squat per salvarli da demolizione o evacuazione.
Quello di Blu sembra proprio un black-out: un atto che destabilizza, rompe una falla nel sistema. Si e’ spenta un’opera che non poteva piu’ comunicare.Insomma ricoprire le opere è stato un gesto pieno di senso, una performance politica, estetica e concettuale: un bel dito medio alle agenzie immobiliari e una denuncia della gentrificazione che anche a Berlino pare inarrestabile.  Ora è tutto nero, l’arte è a lutto.

Ma invece di disperarci o fare i nostalgici, abbiamo l’occasione di protestare insieme a lui. Il sacrificio è di tutti: ci priviamo di un’opera che amiamo, per lanciare un messaggio piu’ grande. Mi sembra il minimo se la posta in gioco è alta, mi sembra il minimo se vogliamo lottare. Le rivoluzioni non amano la nostalgia, non guardano indietro ma avanti… Possiamo permetterci di perdere questa e altre migliaia di opere d’arte, pur di prenderci il futuro.

Ecco perche’ sorrido: è tornata l’arte militante!!

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