By Claire On

In ARTE

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Nella vita a volte cadiamo a pezzi come tazzine di ceramica, e ci sentiamo da buttare via.
Come ritrovarsi? Ve lo insegna la filosofia kintsugi.Far pace con le proprie imperfezioni, riscoprendone la bellezza. Accettare la fragilita’ come un bene prezioso di cui prendersi cura. Esibire con fierezza le ferite e le sconfitte, perche’ il nostro passato ci ha reso quelli che siamo: traiettorie irripetibili di voli e cadute.

Riparare alla kintsugi e’ insieme un trasformare e un tenere traccia.

Difficile saldare tutte le nostre spinte in una persona sola, difficile riconoscersi dopo una rottura, difficile non perdersi qualche pezzo per strada… Alcuni di noi sono fatti per costruire e conservare, altri sono piu’ inclini a distruggere e ricominciare: ma il kintsugi mette d’accordo un po’ tutti perche’ e’ un ri-creare, partendo da cio’ che e’ andato distrutto.

Il filo d’oro e’ l’ordine che diamo ai nostri disordini, e’ la trama della nostra storia.

In Masters of Kintsugi trovate nomi noti della scena hip hop italiana come Murubutu, di cui ho gia’ scritto qui,  Claver Gold per cui ho scritto qui e quiBrain di cui ho scritto di qua e i maiuscolissimi Fulo e Delli. Ci sono anche le nuove leve di On The Move, il collettivo bolognese da cui è partito  tutto. C’è la Bologna che ho lasciato senza smettere un secondo di amare… ma soprattutto c’e’ il talento di Davide ed Ema (duo di produttori-musicisti) che hanno curato questo lavoro come fosse un artigianato di kintsugi. Manifattura musicale che si ribella al consumismo usa e getta? Marxismo in chiave zen? Chissa’! Ma non mi sorprenderei se il percorso estetico che li ha portati all’album fosse stato anche un cammino spirituale…
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