By Claire On

In REPORTAGE

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Blu e Borondo

Roma Ostiense

Stavolta vi porto a Ostiense, che non ospita  solo quel colossale fake di Eataly ma anche tanta arte urbana gourmet. Insomma, dipende un po’ da che tipo di Made in Italy vi fa più gola… ma vorrei sottolineare che gli spaghetti buoni li trovate uguali in tutta la penisola, mentre non c’è un muro uguale a un altro muro -e se volete davvero godervene uno, dovete proprio portarci il muso!

Subito prima di trasferirmi a Bruxelles ho lavorato un mesetto a Roma, squattando un po’ a San Lorenzo e un po’ all’Eur. Questi sono i miei souvenirs… Roma è da sempre la città dei Graffiti: roba sporca, selvaggia, potente. Ma negli ultimi anni è diventata anche la città della Street Art, e con tutt’altro stile. Ci sarebbero tanti nomi da fare, ma non mi piacciono gli articoli-liste della spesa (a quel punto preferisco le seconde: almeno sono scritte a mano e svelano tanto dell’autore). Quindi mi limito a due grandi B che fanno tanto Bolognina Basement, Borondo e Blu.

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Estetica

Dalla terra di Goya…

Direttamente dalla terra di Goya, Borondo ha portato a Roma una pittura drammatica e un lirismo tutto affidato al lavoro dei tratti, dei gesti. Colori terrigni e toni cupi dai quali emergono (e si ritraggono) corpi e volti. Sospesi come stati d’esistenza. Un intimismo monumentale che ci riporta alle statue classiche passando per gli affreschi rinascimentali. Niente male per un illegale, vero? Ma a differenza di altre opere dell’artista spagnolo,  qui le donne hanno il volto coperto, e tentano di liberarsi. Mi viene in mente un verso di W.B. Yeats:

 

“Sto cercando il volto che avevo prima che il mondo fosse creato”

 

 

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Arte Pubblica

Dall’espressionismo lirico di Borondo arriviamo -sempre a piedi- all’arte (veramente) pubblica di Blu. Quello che vedete è lo spazio Alexis, il centro sociale che prende il nome dal quindicenne morto nel 2008 ad Atene per mano di un assassino in divisa. Che dire delle sperimentazioni di Blu? Non mi viene in mente oggi un’arte militante più bella della sua. Azione creativa e azione politica coincidono: Blu non lancia molotov ma visioni alternative, e i suoi muri fanno sempre resistenza, in tutti i sensi.  Io non so come la pensate voi (magari lavorate in finanza) ma per me Blu è uno che fa un lavoro socialmente utile!

 

 

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Tanto per abbassare i toni, qui io e  la mia gemella fungiamo da campioni viventi per misurare la grandezza dell’opera di Borondo. Piccola nota folkloristica: un simpaticone romano armato di spray ha scritto di lato: “Borondo ciucciame er cazzo”. E devo confessare che mi è sempre piaciuta l’ostilità dei writer duri e puri verso la street art e gli “intellettualoidi” dell’Accademia di Belle Arti (voglio dire: questo rifiuto ha una sua storia ed è sociologicamente comprensibile). Quasi dimenticavo, sapevate che Borondo ha fatto tappa anche a Bologna? Se vi interessa ne ho scritto qui per i miei soci di Bologna Street Art.

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Ma torniamo a Blu. In via del Porto Fluviale il nostro “imbianchino mascherato” ha salvato dal possibile sgombero un’altro spazio occupato, un’ex caserma che era stata dichiarante pericolante e che ora è un patrimonio dell’umanità. Certo che come abbraccia lui un edificio, pochi o nessuno (persino da questa fotaccia ve ne accorgete). Sono arrivati gli alieni? Era ora, non se ne poteva più di questa società alienante. Portateci da un’altra parte, grazie!

Forse vi starete chiedendo perché ho scelto un bolognese e uno spagnolo con tutti gli artisti romani che c’erano, e forse avete anche ragione. Ma come ogni cosa bella, Roma è di tutti, mica solo dei romani!

Il nostro tour finisce qui -aperitivo al Pigneto??

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